Sento ancora una volta l’esigenza e il dovere di intervenire sulla questione del rinnovo delle rappresentanze degli italiani all’estero, soprattutto in un momento in cui gli sciagurati effetti di determinate scelte sono sotto gli occhi di tutti.
Premetto per evitare qualsiasi equivoco sul punto, che ero il primo a ritenere assolutamente necessario e opportuno rinnovare gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero.
Ma, dopo anni in cui si attendeva una riforma organica della normativa di settore, all’improvviso, qualcuno, direi di soppiatto, ha introdotto un meccanismo elettorale inaccettabile, blindato dentro un importante decreto urgente quale il decreto c.d. “Missioni”sul quale al Senato è stata posta la questione di fiducia impedendo ogni possibilità di intervento e correzione.
Quanto previsto in quel decreto circa il rinnovo delle rappresentanze, è stata una forzatura inaccettabile ed una mancanza di considerazione e di rispetto del ruolo imprescindibile delle rappresentanze degli italiani all’estero.
Si è ritenuto di porre in essere interventi non coordinati tra loro e privi di un ragionamento complessivo e di un imprescindibile confronto nelle sedi opportune delle commissioni esteri di camera e senato.
Oggi giungono notizie da tutto il mondo sulle elezioni dei COMITES che non fanno che confermare quanto avevamo previsto e dichiarato pubblicamente in tempi non sospetti.
Il quadro è desolante: nelle circoscrizioni di Perth, Dublino, Atene, Detroit, Chicago, Nizza, Barcellona, Lisbona, Stoccolma, Vienna, Bangkok, Oslo, Praga, Edimburgo, Bucarest, non si svolgerà alcuna elezione per mancanza di liste.
In numerose altre circoscrizioni (tra cui Londra, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Madrid, Huston, New York, Toronto, La Paz, Wellington, Dubai, Tel Aviv, Fiume, Città del Messico) sarà presente un’unica lista con palese annullamento di qualsiasi competizione democratica.
Non posso tacere che queste elezioni rappresenteranno solo un’inutile spreco di denaro pubblico e l’unico risultato sarà stato quello di aver fatto un costoso favore a qualcuno.
E’ stato evidente fin dall’inizio, infatti, che le decisioni relative al rinnovo delle rappresentanze, lungi dall’essere solo frutto di una mancata attenzione a quelle criticità che insieme ai colleghi senatori ho ritenuto di evidenziare anche pubblicamente, siano state adottate in ossequio ad un preciso disegno volto a favorire le solite realtà organizzate e al contempo svuotare di significato queste rappresentanze.
Ho preso parte a riunioni con il Sottosegretario Giro in cui sin da subito si è capito che non vi era nessuna apertura al dialogo e al confronto, ma si recitava una commedia con dei figuranti che tentavano di portare a casa una piccola ricompensa, ovviamente in senso metaforico.
E a quelle riunioni hanno partecipato, con tutto il rispetto, anche rappresentanti di partiti politici non parlamentari, come ad esempio il coordinatore di Forza Italia, che si sono sperticati in elogi e condivisioni di quanto era stato statuito in merito a queste elezioni, circa i tempi e le modalità.
In particolare ho assistito al tentativo, devo dire purtroppo andato a buon fine, di ridurre l’elezione dei Comites in una logica di confronto tra due poli, con una logica spartitoria di chi ha interesse solo ad occupare posti, con una parte “interessata” del centrosinistra che ha trovato sponda in quei personaggi che utilizzano il mondo dell’emigrazione a fini personali, creando una “partitizzazione” ad hoc.
D ’altro canto questo è apparso subito chiaro già nella discussione del decreto alla Camera con il tentativo, in questo caso fortunatamente sventato dal M5S a cui ha seguito l’atteggiamento pilatesco di alcuni deputati, di fare approvare un emendamento che consentisse ai partiti di non raccogliere le sottoscrizioni per partecipare alle elezioni.
Il risultato è che le poche liste presenti a queste elezioni infatti saranno emanazione diretta di partiti, di rappresentanze sindacali e di qualche “ras” dell’emigrazione.
Questo è inaccettabile per chi come me ritiene che le rappresentanze degli italiani all’estero siano e debbano essere la più libera espressione del mondo dell’emigrazione italiana, dell’associazionismo dei nostri connazionali all’estero, svincolata dalle logiche partitiche, quantomeno nel caso specifico dei COMITES.
Il fatto di porre all’attenzione queste mie considerazioni penso faccia parte della normale dialettica democratica che dovrebbe sottendere un dibattito di tale importanza, e mi imbarazza sentire che qualcuno possa sentirsi disturbato dai miei giudizi, volendo far passare il messaggio che vada tutto bene.
Giudizi i miei che, da uomo libero privo di pregiudizi ideologici o appartenenze partitiche, ho condiviso con i miei colleghi senatori del Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero presieduto dal Sen. Micheloni, con i quali abbiamo cercato in tutti i modi di indirizzare verso una soluzione di buon senso che evitasse questo premeditato fallimento.
A chi, in mala fede, ha voluto leggere questa mia posizione come se seguissi sempre a prescindere il collega Micheloni, evidenzio che non è così.
Su altre questioni rilevanti, come ad esempio la riforma costituzionale, abbiamo avuto un atteggiamento diverso, ma in questo caso ho apprezzato la sua onestà intellettuale nell’affrontare il problema nel solo interesse dei nostri connazionali all’estero.
Vorrei anche dire a qualche mio collega, che forse non se è accorto che è in atto una manovra per estendere questo meccanismo per il rinnovo delle rappresentanze degli Italiani all’estero, anche alle elezioni politiche per eliminare ogni confronto democratico e andare a gestire e conquistare piccole rendite di posizione.
Vi invito a riflettere sulle scelte che negli ultimi tempi sono state fatte: eliminazione delle agevolazioni postali per la propaganda elettorale, riduzione della rappresentanza parlamentare, organi di rappresentanza ridotti a contenitori privati, riforme elettorali allo studio per favorire le esigenze di pochi!
Io non sono certamente contento di poter affermare “ve l’avevo detto”, perché il danno di tutta questa situazione ricade sugli italiani all’estero e sulle loro rappresentanze, ma non posso esimermi dal rimarcare e condannare questa strategia.
E’ in atto un tentativo, manifestatosi apertamente con il rinnovo dei COMITES, da parte dei partiti politici di voler strumentalizzare ai propri fini la rappresentanza degli italiani all’estero attraverso un sistema di tipo autoreferenziale.
E’ arrivato il momento che c hi si è si è reso strumento di una precisa volontà di svuotare di significato e delegittimare le nostre rappresentanze all’estero, oggi si assuma la responsabilità davanti a tutti di aver mortificato i nostri connazionali all’estero.