un ampio programma di razionalizzazione, ma apre una nuova ambasciata in Turkmenistan, oltre a due
consolati generali, in Vietnam e in Cina, cioè in tre paesi emergenti. E ci saranno altre aperture. Lo si rileva al
ministero degli Esteri, rispondendo così ad una serie di critiche e ricordando che il nostro Paese conta una delle
reti estere più estese al mondo con un totale di 319 sedi fra ambasciate, rappresentanze permanenti, uffici
consolari e istituti di cultura. Nell’ottica di proseguire gli interessi strategici del Paese, si precisa alla Farnesina, è
stato deciso un piano di interventi che prevede l’accorpamento di uffici consolari situati in aree di emigrazione
più tradizionale, sostituiti da strutture più agili e tecnologicamente avanzate, per consentire comunque i servizi ai
connazionali. Questo perché l’ampia rete di rappresentanze – ricorda il ministero degli Esteri – sconta due serie
criticità: primo, la scarsità di risorse umane (un terzo dei diplomatici rispetto alla Francia, un quarto rispetto alla
Gran Bretagna, la metà delle risorse umane complessive rispetto alla Germania); secondo, la distribuzione dei
nostri uffici, ancora troppo eurocentrica e troppo poco proiettata verso i mercati emergenti, gli unici che potranno
consentire la ripresa dell’economia. Il primo problema – spiegano alla Farnesina – è di difficile soluzione. In un
momento di crisi non è possibile aumentare sensibilmente le risorse a disposizione, anche se si tratta di risorse
al servizio della crescita. Il secondo invece dipende esclusivamente dalla nostra determinazione a “riorientare” la
politica estera italiana, aprendo nuovi uffici nei Paesi dove gli investimenti in termini di risorse dedicate alla
politica estera risultano più fruttuosi. E’ il caso naturalmente della Cina, ma anche del Turkmenistan o del
Vietnam. Queste sono le prime aperture ed altre ne seguiranno, ma a parità di risorse, per poter aprire occorre
anche chiudere. Il piano permetterà di realizzare significativi risparmi economici, ma anche di recuperare risorse
umane e finanziarie da reinvestire nella rete stessa, con l’obiettivo di assicurare il loro migliore utilizzo al servizio
dei cittadini e delle imprese, e soprattutto a beneficio della complessiva proiezione del Sistema Paese.(ANSA).”
Spunta a sorpresa, quale giustificazione della Farnesina per la soppressione tout court di ben 14 Sedi consolari, la motivazione della mancanza di personale diplomatico. A tale proposito, questa O.S. rileva quanto segue:
Anno 2006: 983 sono le unità di personale della carriera diplomatica e 42 i dirigenti in servizio alla Farnesina. Volendo fare una media, seppur approssimativa, del rapporto tra funzionari dirigenziali e il restante personale (AA.FF. e personale a contratto), si arriva a 6 dipendenti per ogni funzionario.
Sembra una media bassa?
Andiamo al 2012. La media è ancora più bassa, infatti scende a 5 dipendenti per ogni funzionario diplomatico o dirigente. Frutto dei tagli agli organici degli ultimi anni? Sì, ma non solo, perché stavolta, nel 2012 per l’appunto, gli appartenenti alla carriera diplomatica e i dirigenti sono saliti , rispettivamente, a 1.019 e 53 unità!!
Sono numeri che parlano da soli. Ogni funzionario diplomatico o dirigente, in media, controlla 5 (leggasi cinque) dipendenti. Continuando di questo passo – ovvero riduzione degli organici e aumento del personale diplomatico – avremo tanti Capi di Uffici completamente svuotati di una loro funzione! Inutile dire che questi valori non sono lontanamente riscontrabili tra i manager del settore privato!
E qual è la posizione ufficiale della Farnesina? Che la prossima chiusura di 14 consolati nel mondo “nell’ambito di un ampio programma di razionalizzazione” è dovuta ad una serie di criticità, in primis la scarsità di risorse umane (diplomatici, che evidentemente non sopporterebbero di dirigere strutture – a Roma od all’estero, con più di 5 persone!), nonostante gli inarrestabili, periodici concorsi pubblici che vedono accogliere “nella casa” giovani leve.
Il risultato, tra l’altro, è che a Roma – al Ministero degli Esteri – vi è un folto gruppo di diplomatici di alto livello (Ministri Plenipotenziari) cd “alle dirette dipendenze“ di qualche Direttore Generale (ciò è anche il frutto di un poco accorto accorpamento delle Direzioni Generali avvenuto in ambito dell’ultima riforma del Ministero).
La realtà è che un disegno di “Riorientamento” come quello che si sta ponendo in essere, ossia la sconsiderata chiusura di numerose nostre Rappresentanze all’estero, comporterà gravi disservizi per l’utenza all’estero e, nel tempo, la perdita di circa 100 posti di lavoro per i dipendenti delle aree funzionali ed a contratto della Farnesina.
La CONFSAL UNSA ESTERI chiede, ancora una volta, che abbia luogo una rivisitazione del ruolo istituzionale, e dunque dei suoi compiti, della Rete diplomatico-consolare, al fine di garantire, a minor costo, quei servizi che uno Stato deve inderogabilmente garantire ai propri cittadini, siano essi residenti sul territorio nazionale o all’estero.
Roma, 31 luglio 2013 CONFSAL UNSA Coordinamento Esteri