Foto: la pagina 26 dell’articolo di Panorama in edicola l’1 Ottobre
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I pensionati frodati all’assalto di Susanna
Secondo la corte elvetica, per nove anni Giacchetta ha speso sui 45 mila franchi al mese, quando il suo stipendio non supe- rava gli 8 mila: ha fatto la bella vita «con grande egoismo e senza il minimo scrupolo». Licenziato. Ma in casa Cgil adesso si apre un bel problema. Chi restituisce quei soldi? Nel febbraio 2013 i giudici avevano condannato l’Inca Svizzera a rifondere il danno, ma l’associazione, che operava in convenzione con Inca Italia utilizzandone logo e marchio, è stata sciolta a ottobre sottraendosi a ogni responsabilità nei confronti dei truffati.
«Nel 2012 hanno chiamato la polizia per farci sgomberare quando siamo andati a chiedere chiarimenti e assistenza» racconta Marco Tommasini, fondatore del comitato che rapprsenta le vittime, compreso suo padre. «L’Inca-Cgil italiana e il ministero del Lavoro, cui spetta la vigilanza sui patronati, devono risarcirci. È a causa della loro negli- genza che Giacchetta ha potuto rubare per anni». Inca Italia, però, si è chiamata fuori. Idem Susanna Camusso, che in audizione al Senato è stata lapidaria: la Cgil non ha colpe, ergo non caccerà un euro.
E il ministero del Lavoro? «Missing. Niente ispezioni annuali previste dalla legge sui patronati prima, e niente aiuti alle vittime dopo» assicura il senatore Aldo Di Biagio, Ap, che con i pd Claudio Micheloni e Franco Narducci, ha cercato di smuovere governo e parlamento. Niente. Così una delle vittime, Cosmo Covello, 70 anni, ha fatto causa all’Inca e al ministero, chiedendo di riavere 302.312,39 euro. Prossima udienza a marzo, al tribunale di Roma. E su col morale: «Ovunque ti trovi, Inca difende i tuoi diritti».
(Laura Maragnani)
L’articolo completo su Panorama in edicola l’1 Ottobre