Di seguito l’intervento del Sen. Di Biagio, replica al riscontro del sottosegretario Della Vedova all’interrogazione presentata dal Sen. Biagio in merito al progetto di dismissione delle strutture di rappresentanza consolare a Monaco di Baviera.
Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Della Vedova per la relazione su un tema che raramente è oggetto di confronto parlamentare, malgrado il numero di atti presentati sia da me che dal senatore Micheloni.
Potremmo definirlo il «paradosso di Monaco»; vale a dire la scelta di dismettere le strutture di rappresentanza, rimodulandone le potenzialità in un momento storico-sociale in cui la domanda di servizi cresce in maniera esponenziale, anche in virtù – lei l’ha segnalato molto bene – degli esiti della Brexit. Sarebbe, però, opportuno porre l’accento sulle altre criticità funzionali del consolato di Monaco che facevano parte della mia ben più articolata interrogazione, che si collocano oltre la dismissione e rendono ancora più complessa l’ipotesi di intervento immobiliare sulla rappresentanza. La chiusura nel 2014 dello sportello di Norimberga, che serviva circa 32.000 connazionali, ha condotto all’assorbimento del bacino di utenza da parte di Monaco, presso la cui struttura però è stata anche operata una riduzione del personale. Questi elementi sono stati segnalati più volte nel corso degli anni, tanto da condurre il sottoscritto insieme ad altri, come il collega Micheloni, a suggerire l’individuazione di un interlocutore consolare nelle città satelliti di Monaco, in primis Norimberga, dove tra l’altro esiste una struttura a uso gratuito per eventuali installazioni, al fine di alleggerire la mole di lavoro di Monaco e agevolare le migliaia di cittadini che da Norimberga e zone limitrofe sono costretti a dirigersi a Monaco, percorrendo anche 300 chilometri, per un semplice rinnovo di passaporto. Risulta, inoltre, che al momento sia di circa sei mesi il tempo di attesa per un rinnovo passaporto. Certamente leggendo gli annuari statistici della Farnesina emerge una riduzione dei servizi resi dal consolato, quasi si trattasse di una domanda che si riduce. Si omette, invece, che il ridimensionamento è correlato alla riduzione di unità di personale, che ridotto opera sicuramente in misura minore.
Perciò vincolare le ragioni della razionalizzazione a quelle del ridotto numero di servizi consolari appare come un falso amministrativo. Il fatto stesso che sui territori oggetto di razionalizzazione consolare vengano poi favorite altre forme di rappresentanza, come consolati onorari e patronati, evidenzia come l’amministrazione sia consapevole del vuoto che le chiusure consolari stanno determinando.
Il lavoro svolto dai patronati merita certamente rispetto e attenzione quale consolidata interfaccia tra cittadini oltre confine e istituzioni in sede, come l’INPS, ma è cosa ben diversa da quello a cui stiamo assistendo oggi, vale a dire la tendenza a demandare al patronato attività finora di esclusiva competenza delle autorità diplomatiche e consolari, come la gestione del rilascio dei passaporti. Questa crescita esponenziale di patronati nei territori stranieri sembra ratificare una delegittimazione del ruolo di garanzia svolto dallo Stato in ambiti delicati come l’assistenza ai nostri connazionali, attraverso l’attivazione di una delega – dalla opaca legittimità normativa – in capo ad un soggetto privato, nel momento esatto in cui lo Stato stesso ritiene di non poter avere gli strumenti per portare avanti quel ruolo.
Una struttura privata non può e non deve essere una diretta emanazione dello Stato italiano, in totale deroga rispetto a quanto sancito dalla norma, poiché comporterebbe una violazione dei dettami di garanzia e trasparenza che soltanto l’istituzione nazionale può garantire.
Un’ ulteriore riflessione va fatta in riferimento al ruolo del console onorario che però, in ragione del carattere volontario dell’incarico e delle limitazioni di carattere normativo, non può sostituirsi ad un servizio consolare, soprattutto quando il bacino di utenza tanto vasto.
Ricordo che il numero dei nostri connazionali che si presentano mediamente al ricevimento del consolato onorario si attesta sulle 40 unità nel periodo invernale per raggiungere le 80 unità nella stagione estiva. Parliamo dunque di un carico di lavoro che non può essere sostenuto su base volontaria e che non si può lasciare nelle mani di un profilo che non ne detiene la legittimità e le competenze adeguate.
Inoltre, l’amministrazione ha più volte fornito rassicurazioni circa la volontà di garantire la permanenza della struttura consolare nell’attuale immobile, ma di contro le voci di continue perizie di valore nel corso degli ultimi 3 anni, unitamente alle voci di una decisione di trovare un immobile più piccolo, sono elemento di insicurezza per i connazionali.
Signor Sottosegretario, malgrado le evidenze da lei segnalate, si fatica a capire la traccia dell’analisi costo-beneficio sottesa a tali progetti, e se ve ne sia qualcuna alla base delle operazioni di razionalizzazione attuate al momento in Germania. L’ultimo capitolo va rintracciato nella sospensione dell’esperimento del funzionario itinerante a Norimberga, riconducibile, tra le altre cose, alla limitata disponibilità di personale da dirigere in sede da parte della struttura di Monaco, già in evidente sofferenza.
Tutto questo per dire che i parametri ed i calcoli che noi abbiamo effettuato con le comunità e gli organismi di rappresentanza propendono per un’assoluta antieconomicità di una dismissione immobiliare, non presa come una operazione a sé stante, ma estrapolata dal descritto scenario, in quanto atto conclusivo di un progetto poco funzionale. Su questo si auspica un confronto ampio e costante con le comunità locali, per individuare soluzioni effettivamente orientate alla tutela della corretta erogazione dei servizi consolari, al momento fortemente compromessa.
L’invito al dialogo e al mutuo confronto rappresenta la priorità. Sono certo che lei, signor Sottosegretario, con la sua sensibilità potrà dare un valido contributo.
Ufficio Stampa Sen. Aldo Di Biagio
Vice Presidente Commissione Industria
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