Roma, 13 marzo 2017 – “La decisione del Maeci di procedere all’alienazione delle due sedi di rappresentanza a Monaco solleva molteplici criticità non solo di mera opportunità economica ma anche di continuità operativa che meriterebbero un approfondimento anche in ragione del sollevamento che questa decisione ha comportato tra le nostre comunità”. Lo dichiara in una nota Aldo Di Biagio, senatore di Ap-Ce firmatario di un’interrogazione al Maeci. “Si fa fatica a comprendere le ragioni di una alienazione – sottolinea – anche perché un eventuale affitto di nuove strutture presso le quali collocare le rappresentanze, ammonterebbe ad un costo non inferiore ai 30mila euro mensili al netto di spese accessorie, con dei risvolti non trascurabili per l’erario”. “Si tenga conto – continua – che il venir meno dell’IIC, comporterebbe anche la perdita dei corsi di lingua italiana che coinvolgono circa 700 studenti a semestre con le ricadute negative in termini di promozione e supporto alla cultura italiana, le stesse che il Governo ciclicamente si promette di tutelare con interventi ed indagini conoscitive”.
“Si tende a dimenticare – evidenzia Di Biagio – che l’immobile sede dell’IIC, che oggi si vuole vendere senza apparenti ragioni, è stato acquistato anche con il supporto della comunità italiana, che ha finanziato e donato allo Stato la struttura, pertanto anche l’aspetto simbolico dovrebbe essere salvaguardato e tutelato”. “Probabilmente – conclude il Sen. Di Biagio – a monte di questa discutibile scelta si è inteso privilegiare un intervento di risparmio immediato in tabella 6 del bilancio, trascurando consapevolmente che questo presunto risparmio si tradurrà in un moltiplicarsi di oneri sul medio e lungo periodo, con tanto di aggravio in termini di immagine delle potenzialità culturali ed economiche del nostro Paese e di compromissione della relazione di rispetto e di fiducia con Roma. Questi ed altri elementi ho tracciato in un’interrogazione al Ministro Alfano che invita il Maeci a rivedere il piano e a ragionare sui riflessi deleteri di un progetto che, lungi dall’attuare una razionalizzazione, rischia di compromettere irrimediabilmente il ruolo dell’Italia nella regione”.
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