ROMA\ aise\ – “È partito venerdì 25 novembre da parte della UIL PA Esteri un messaggio ai “care colleghe e cari colleghi” con un “discorso a parte che meritano gli sportelli consolari”, dopo aver proclamato nuovamente la propria opposizione al piano di razionalizzazione della Rete consolare.
In parole povere la UIL PA Esteri protesta contro la chiusura dei Consolati. E come protesta? Semplice: allungando la lista delle chiusure già proposte dalla Farnesina!”. A denunciarlo è il Coordinamento Esteri della Confsal Unsa che accusa la Uil di “proporre alla Farnesina anche la chiusura di quegli sportelli consolari, che i connazionali all’estero hanno accettato ben volentieri come male minore davanti alla devastante chiusura dei propri Consolati”.
Per il sindacato, quindi, “il messaggio di questo infausto venerdì 25 novembre è pertanto un vero e proprio certificato di povertà sindacale. Uno schiaffo morale ad ogni connazionale emigrato che può rivolgersi ad un’unità amministrativa italiana vicina, senza sobbarcarsi centinaia di chilometri per un qualsiasi servizio consolare. Il messaggio della UIL si scontra maldestramente con ogni strategia di salvaguardia dei propri iscritti e delle loro funzioni all’estero. Non si era, infatti, mai visto un sindacato che, invece di garantire la salvaguardia dei posti-funzione all’estero, che sono benissimo collocabili anche presso gli sportelli consolari, ne chiede la soppressione, la chiusura, la cancellazione, eliminando così totalmente e una volta per tutte la presenza dell’amministrazione del MAE da vaste aree geografiche. Non si era mai visto un sindacato lanciare senza scrupoli oscure denunce sul “mal funzionamento” di un’unità operativa, ledendo gravemente la reputazione e la serenità degli impiegati che giorno dopo giorno vi lavorano con impegno ed onestà”.
Secondo la Confsal Unsa, poi, dal messaggio della Uil “traspare un particolare accanimento nei confronti dello sportello consolare di Saarbrücken. E potrebbe essere certamente lecita una serena e costruttiva discussione, anche sull’opportunità di proporre o meno un “Modello Saarbrücken” per le circoscrizioni già colpite dalla chiusura di sedi consolari. Non è però lecito attaccare il funzionamento di quell’unità operativa, senza descrivere in cosa consistono le “circostanziate denunce e le prese di posizione dei colleghi di Francoforte sul mal funzionamento di Saarbrücken”. Chi denuncia? Cosa denuncia? E a quel fine denuncia? Per denigrare un gruppo di colleghi o per chiedere un miglioramento del servizio? Ma un sindacato non dovrebbe lottare per migliorare le condizioni di lavoro degli impiegati? Un sindacato non dovrebbe rivolgersi all’amministrazione per migliorare “le funzioni di controllo, di gestione e di merito sulle attività che vi vengono svolte (vedi Saarbrücken)?” prima di sbattere le proprie velate calunnie su messaggi diramati ai “care colleghe e cari colleghi”?”.
La Confsal-Unsa, quindi, ricorda di aver “condotto una lotta estenuante per la salvaguardia del Consolato in Saarbrücken. È stata la Confsal-Unsa a chiederne almeno la sostituzione con un’Agenzia consolare. È stata la Confsal-Unsa ad aver dovuto accettare l’apertura di uno sportello consolare e sarà la Confsal-Unsa che ne difenderà l’esistenza in mancanza d’altro con, peraltro, l’opportunità di creare posti-funzione in loco”.
Per il Coordinamento Esteri, “difendere e non distruggere; dialogare e non denigrare; chiarire e non annebbiare: sono queste le risposte alla sconcertante lettera del 25 novembre. Una cosa ci consola. Il locale Comites, i rappresentanti CGIE, i Patronati, gli Enti gestori dell’assistenza scolastica e sociale tutti concordano sull’ottimo servizio prestato agli utenti dallo sportello consolare di Saarbrücken. Meno male che c’è la UIL PA Esteri che vigila sull’operato di Saarbrücken, perché, a quanto pare, un bacino di utenza di circa 30.000 connazionali ed i loro rappresentati eletti o sono complici o ci dormono su questa turpe “mal funzione””. (aise)