Gentile Ministro,
quale Segretario nazionale del Coordinamento Esteri della Confsal-Unsa, Le rinnovo le più sincere felicitazioni per il conferimento dell’incarico che La vede alla guida del Ministero degli Affari Esteri.
Le felicitazioni vengono ovviamente espresse anche a nome degli oltre 1300 iscritti a Roma e all’estero, che fanno della nostra sigla un punto di riferimento, costante ed attento sia presso la Sede centrale sia presso la Rete estera.
In considerazione della nostra storia e della nostra diramazione in svariati Paesi, il nostro sindacato è saldamente radicato presso le comunità italiane all’estero. Non potremo quindi fare a meno di rappresentare, nel futuro dialogo, anche tutte le questioni che riguardano l’offerta dei servizi istituzionali ai milioni di cittadini residenti fuori dai confini nazionali.
Nella lettera di felicitazioni che Le abbiamo inviato non appena è stata resa nota la Sua nomina, ci dicevamo “certi che Lei vorrà e saprà ascoltare anche la nostra voce, per affrontare e risolvere le ataviche problematiche, tuttora irrisolte, della Farnesina, nella volontà di avviarle, finalmente, a soluzione”.
Oggi le confermiamo questo nostro auspicio, ma lo facciamo con sentimenti molto vicini ad una amara delusione.
Quale parte sociale, assegniamo al confronto e alle forme di concertazione, grande importanza. Siamo abituati allo scambio di argomenti, anche nelle forme più combattive . Per la prima volta, tuttavia, il nostro dialogo sindacale viene condotto con un’Amministrazione, che, ancor prima di contrastare la nostra visione di una Farnesina giusta, moderna ed efficiente, ha deluso a priori tutte le nostre attese sul piano della concezione politica del proprio agire.
Eravamo convinti – ed è così che questo nuovo Governo si è presentato agli Italiani – che i vecchi schemi venissero scardinati, vi fosse aria di innovazione, per contrastare a faccia aperta vecchie corporazioni e le classiche cordate che si snodano lungo i corridoi di questo prestigioso Ministero.
Eravamo convinti che, dopo aver effettuato gli approfondimenti necessari, Lei non avallasse il vecchio progetto di rimodulazione della Rete voluto fortemente dalla compagine politica precedente.
Purtroppo ciò è avvenuto.
È’ ancora fresco l’inchiostro della sua firma sotto i decreti di chiusura di ulteriori 24 nostre rappresentanze all’estero.
La nostra delusione deriva dal fatto che, anche in questa occasione, la Rete estera è stata falcidiata senza logica e razionalità e, ancor peggio, senza produrre effettivi risparmi per il contribuente.
A noi riesce difficile spiegare agli iscritti in servizio presso le sedi oggetto di chiusura il perché del loro trasferimento, visto che l’eliminazione di questi sportelli consolari non porta alcun risparmio, anzi, contribuisce solo ad intasare le sedi centrali di riferimento, come del resto denunciano da mesi – senza risultato alcuno –, ad esempio, tutti i colleghi in servizio a Ginevra.
A noi riesce difficile spiegare agli iscritti in servizio presso gli IIC in chiusura, presso i quali si insegna e si divulga la lingua, la cultura, la letteratura e le arti, e che costituiscono di fatto poli di attrazione e di comunicazione per chi ha radici italiane e per chi voglia scoprire e conoscere l’Italia, che il provvedimento produrrà un risparmio per il nostro Paese di soli 800.000 euro annui!
E’ presumibile che anche i rappresentanti del Governo incontreranno le stesse difficoltà quando dovranno spiegare a quelle collettività italiane i disagi che affronteranno per ottenere basilari servizi consolari, senza che peraltro lo Stato tragga alcun beneficio dai provvedimenti in questione.
Ed è per questo che lanciamo subito il nostro primo ed accorato appello: riveda i decreti di chiusura, renda le strutture esistenti più aderenti alle direttive impartite dalla Commissione sulla Spending Review. L’eliminazione delle unità consolari e degli Istituti Italiani di Cultura non comporterà risparmi!
Non chiediamo certo la luna se La preghiamo di applicare i principi individuati, in mesi d’intenso lavoro, dalla Commissione Spending Review.
È stata questa Commissione a chiedere servizi più efficaci, più leggeri e pertanto più “redditizi”.
E’ stata la commissione Spending Review a indicare che “La rete consolare va necessariamente rafforzata in quelle aree geografiche, dove aumenta la presenza di nostri connazionali”.
E la presenza dei nostri connazionali aumenta proprio in quei Paesi europei in cui Lei ha appena decretato la chiusura di Uffici consolari, peraltro, tra i più virtuosi in quanto a produttività e costi dell’intera rete.
Nella sola Germania, dove negli ultimi quattro anni sono stati chiusi ben tre consolati e un’agenzia consolare, e dove Lei ha appena decretato la soppressione di due sportelli consolari, gli arrivi dal nostro Paese sono aumentati del 40% rispetto al 2011 con oltre 42.000 unità.
La sintesi dei lavori della commissione Spending Review sulla rete diplomatico- consolare è stata, infatti, questa: “meno diplomatici in Europa e più servizi ai connazionali”.
Con i recenti provvedimenti sono stati eliminati, invece, i servizi ai connazionali, in netta controtendenza alle indicazioni emesse dal Parlamento, specie allorquando si è annunciato che 127 Ambasciate, 9 rappresentanze permanenti e 9 consolati di prima classe sono stati esclusi dai tagli per “l’esigenza di salvaguardare il personale dirigenziale in servizio presso le rappresentanze diplomatiche e i consolati generali di 1° classe”.
Da parte nostra, gentile Signora Ministro, proprio nella consapevolezza della rappresentatività a noi conferita –e della grande responsabilità che da essa deriva-, Le assicuriamo il massimo appoggio e la più ampia collaborazione in tutte le azioni di correzione e di inversione di rotta che Lei vorrà intraprendere per il migliore funzionamento di questo importante Dicastero.
E questo Ministero, oggi più che mai, ha un bisogno vitale di migliorare la propria funzione, il proprio ruolo e il proprio peso all’interno della struttura amministrativa del Paese, senza perdere di vista i diritti dei nostri connazionali all’estero.
Saremo al suo fianco quando vorrà tradurre in termini politici quanto già enunciato in altre occasioni qui alla Farnesina, secondo cui
“esiste un limite oltre il quale gli interventi, pur concepiti in termini di risparmio di risorse, rischiano di essere deleteri anche in termini economici, perché portano l’amministrazione sotto quel livello di funzionalità che diventa, come risaputo, diseconomia.”
A Lei chiediamo la massima attenzione e la salvaguardia degli interessi del personale al Suo fianco, ma di tutto il Suo personale. Proprio ieri, nel contesto di un’informativa resa dall’Amministrazione sulla chiusura delle sedi, abbiamo appreso che taluni dipendenti a contratto non verranno ricollocati. L’Amministrazione crea così un grave precedente, introducendo di fatto il licenziamento al di fuori di qualsiasi procedura sanzionatoria e negando il diritto basilare alla difesa. Questo è un provvedimento discriminatorio ed arbitrario, che, se confermato, caratterizzerà inevitabilmente la Sua gestione di questo Dicastero.
Gentile Ministro, a Lei chiediamo rappresentanze del MAE, nelle quali il personale delle aree funzionali abbia un proprio ruolo specifico, anche per fare fronte alle esigenze dettate da quella proiezione internazionale del Sistema Italia, oggi più che mai vitale per la nostra economia.
Le chiediamoche l’invio di personale di ruolo all’estero non debba consistere nella sola opportunità di compensazione dei magri stipendi corrisposti dalla Farnesina, ma quale opportunità per mettere in campo conoscenze, talenti e attitudini degne di promozione in un rapporto in cui regni, finalmente, la tanto auspicata meritocrazia.
A Lei chiediamo rappresentanze del MAE, nelle quali il personale a contratto abbia una propria posizione giuridica con adeguate tutele, per non incorrere in trattamenti arbitrari e discriminatori posti in essere localmente e non, proprio in assenza di disposizioni normative.
In ambito della riforma attualmente in esame sull’ISE, segnaliamo le preoccupazioni delle aree funzionali, poiché non sarà certo una nuova decurtazione, specialmente se a svantaggio di questa categoria, a motivare quella parte di dipendenti più preparata a lasciare l’Italia, per mettere a disposizione del Paese le proprie capacità ed il proprio impegno in situazioni spesso molto disagiate.
Ai gravi disagi creati dai blocchi retributivi e contrattuali che si protraggono nel pubblico impiego da 5 anni, e da 13 anni nel caso specifico del personale a contratto, si aggiungono, per tutti i dipendenti in servizio all’Estero, le ripercussioni nefaste causate dalla svalutazione dell’Euro nei confronti delle valute locali. Gli strumenti normativi ed amministrativi per porvi rimedio sono presenti: che vi si metta mano!
Le chiediamo inoltre un particolare occhio di riguardo per gli autisti ed i commessi della prima area funzionale che hanno maturato al Mae esperienze in settori amministrativi, i quali , a differenza del restante personale, sono privati della possibilità di prestare servizio all’estero. Sollecitiamo da anni su questo aspetto un impegno forte da parte dell’Amministrazione, al fine di individuare settori idonei per il collocamento di questi lavoratori all’estero, in attesa che lo sblocco contrattuale consenta loro di procedere alle riqualificazioni.
Chiediamo la Sua attenzione anche sulla problematica atavica del personale comandato, che rappresenta una vitale risorsa per il funzionamento del MAE e che attende, da troppo tempo, l’applicazione dell’istituto della mobilità.
Riteniamo altresì doveroso rappresentarLe che la normativa di riferimento per il personale a contratto – il D.Lgs.103/2000 –, che ne regola gli istituti contrattuali, non è mai stata modificata né adeguata nei suoi quattordici anni di vigenza.
Il regime contrattuale ibrido che ha creato il decreto legislativo 103/2000 con l’assurda mescolanza della legge italiana con quelle dei Paesi ospitanti dà origine a paradossi insopportabili se si pensa che le normative locali, allorquando di maggiore vantaggio rispetto a quelle italiane non trovano applicazione al Mae nei singoli contratti. E ciò vale anche per le norme locali a carattere imperativo. Le chiediamo pertanto un Suo autorevole intervento affinchè abbia finalmente luogo, dopo 14 anni, la riforma del D.Lgs.103/2000.
Oltre alle gravi criticità derivanti da questi strumenti normativi e pattizi, ci consenta di annoverare le gravissime difficoltà economiche che tangono non pochi colleghi a contratto in servizio in Paesi emergenti, come ad esempio l’India, compensati con stipendi inferiori ai 400 Euro mensili. Vi sono inoltre Paesi che non conoscono adeguamenti retributivi all’aumentato costo della vita anche da 13 anni ( ad es. la Francia, ma ne potrei citare a decine ), nonostante il personale a contratto non sia incorso nel blocco retributivo previsto per il pubblico impiego.
Gentile Ministro, ho aperto questo mio discorso, dando sfogo ad una delusione.
Lo finisco ora, gentile Ministro, con un auspicio, anzi con una speranza.
La speranza che Lei voglia aprire al più presto un confronto con le OOSS di questo Dicastero per affrontare gli innumerevoli problemi che affliggono il personale – di ruolo e a contratto -, con la freschezza, l’intelligenza e la fantasia con cui questo nuovo Governo è riuscito a dare a tutti noi, lavoratori e non, una nuova speranza nel futuro.
Dia un segno tangibile della Sua disponibilità al dialogo, rivedendo immediatamente il Suo decreto di chiusura delle sedi estere, per adeguarlo alle segnalazioni fornite dal Parlamento nonché dalla Commissione sulla Spending Review.
Grazie per l’attenzione, con l’augurio sincero di buon lavoro.
Roma. 03.04.2014
CONFSAL UNSA ESTERI
Iris Lauriola