I progressi fatti durante la scorsa legislatura riguardo la situazione giuridica degli impiegati a contratto del Ministero Affari Esteri sono importanti ma il percorso verso l’uguaglianza giuridica è ancora lungo
L’approvazione della legge 22 marzo 2012, n. 38, presentata dal Deputato del PD Marco Fedi nel corso dell’ultima legislatura e appoggiata dai nostri gruppi parlamentari alla Camera e al Senato, è stata una svolta epocale per raggiungere il riconoscimento dei diritti sindacali degli impiegati a contratto assunti ai sensi della legge locale, fino a quel momento odiosamente discriminati nei confronti del personale ministeriale nonché degli stessi colleghi assunti ai sensi della legge italiana.
Tuttavia il quadro giuridico della categoria tutta dei cosiddetti “contrattisti” rimane ancora incerto rimangono numerosi i problemi da affrontare, incominciando dalla effettiva attuazione della Legge 38/2012.
Le principale problematiche che intendo affrontare nella prossima legislatura sono:
– Bloccare nuove chiusure di sedi consolari, come avvenuto in Europa e nell’America del Nord. Pensare che i servizi consolari possano essere svolti in forma “digitale” attraverso canali di internet esclusivamente, significa non conoscere le esigenze e la realtà delle nostre collettività.
– Riconoscimento della professionalità acquisita dai dipendenti a contratto, con l’obiettivo di stabilire un sistema equo di progressione giuridica ed economica. A tutt’oggi viene preclusa ai dipendenti a contratto ogni possibilità di avanzamento di carriera, essi rimangono “congelati” al momento dell’assunzione, circostanza inedita in tutto il pubblico impiego italiano.
– Il riconoscimento del diritto all’assistenza sanitaria per tutti gli impiegati a contratto nei paesi extra UE e in particolare per coloro in servizio nel Sudamerica. Infatti ancora oggi la maggior parte degli impiegati a contratto nelle sedi dell’America del Sud è priva di un efficace sistema di assistenza sanitaria diretta. È urgente che il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero della Salute, predispongano, come previsto dalla Legge Sanitaria, i meccanismi per sottoscrivere convenzioni con assicurazioni locali che siano in grado di assicurare in modo efficiente il diritto alla salute;
– Revisione del Decreto Legislativo 103/2000. Detta norma ha modificato l’inquadramento giuridico del personale a contratto, stabilito dal DPR. 18/67, la norma base per l’organizzazione del dicastero degli Esteri. Tale riforma ha stabilito un sistema a dir poco bizantino per ottenere miglioramenti economici per questa categoria di dipendenti pubblici. Tali adeguamenti sono approvati soltanto dopo una valutazione delle retribuzioni pagate ad altre rappresentanze straniere in ciascun paese nonché il costo del lavoro del mercato locale. Elementi fondamentali come l’inflazione vengono ritenuti “secondari” . Non è semplice stabilire parallelismi tra i dipendenti a contratto nelle nostre sedi con le risorse umane delle altre rappresentanze straniere che peraltro sono usualmente chiamate a gestire una utenza infinitamente minore e con minori criticità rispetto ai nostri connazionali ma le stesse rappresentanze straniere non comunicano o comunicano informazioni parziali riguardo le loro retribuzioni. Il risultato finale è che la maggior parte degli stipendi nell’area sia rimasto congelato ai valori del 2002, come avviene in Argentina. Nessuna categoria di lavoratori italiani, né pubblici né privati ha dovuto attendere un così lungo periodo di tempo per veder riconosciuto il diritto a una revisione retributiva. Il problema peraltro si acuisce se consideriamo che molti paesi sudamericani hanno attraversato, nell’ultimo decennio, fasi di alta inflazione e, come nel caso del Brasile, pure un radicale apprezzamento della loro valuta, erodendo significativamente il potere d’acquisto delle retribuzioni dei “contrattisti”;
– Eliminazione delle disparità di trattamento economico dentro la stessa categoria di impiegati a contratto. Le retribuzioni dei dipendenti a contratto assunti a partire dal 1997 equivalgono circa a un 60% degli stipendi pagati ai loro colleghi, assunti precedentmeente, pur svolgendo le stesse identiche mansioni; ciò ha creato una evidente discriminazione tra dipendenti che svolgono lo stesso lavoro. Incredibilmente lo Stato italiano ha anticipato un sistema retributivo applicato molti anni dopo, nell’ambito privato con la contrattazione collettiva nelle fabbriche Chrysler degli Stati Uniti, dove i “vecchi” operai percepiscono circa 28 Dollari l’ora e i neoassunti solo 14 Dollari, accordo unanimemente ritenuto una effetto perverso della globalizzazione. È buono che si sappia che il Ministero Affari Esteri Italiano persegue la stessa politica retributiva da oltre 15 anni.
Certamente l’elenco delle carenze in materia di diritti e di retribuzioni che affligge questa categoria di dipendenti e che li trasforma, nonostante la loro altissima preparazione, in impiegati di serie B è assai più vasta e varia di paese in paese. Ho voluto quindi sintetizzare solo i problemi maggiori.
L’Italia è una Repubblica Fondata sul lavoro,
l’articolo 35 della nostra [Costituzione stabilisce:
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
L’art. 36:sancisce:
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa
Questi principi di giustizia sociale, riconosciuti dai padri fondatori della Repubblica nella nostra legge suprema sono applicabili a tutti i lavoratori, compresi gli impiegati a contratto del Ministero Affari Esteri.
Come futuro Senatore del PD mi impegno a battermi per superare queste odiose discriminazioni e per elaborare un nuovo e più giusto ordinamento legale per i “contrattisti”
Francesco Rotundo