CONSOLATI CHIUSI E PERSONALE DA RICOLLOCARE: GIRO RISPONDE A DI BIAGIO (PI)

ROMA\ aise\ – Nel maggio scorso, il senatore Aldo Di Biagio (Pi) aveva interrogato il Ministro degli Esteri per sapere cosa ne sarebbe stato dei contrattisti impiegati nelle sedi consolari che la Farnesina avrebbe chiuso di lì a poco.

Nella seduta di ieri in Commissione Esteri, il sottosegretario Mario Giro ha risposto al senatore premettendo che “la razionalizzazione della rete diplomatico-consolare costituisce un preciso obbligo di legge” previsto dalla spending review.


Sul caso specifico del personale a contratto presso le sedi in via di chiusura, Giro ha citato “l’articolo 160 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967” che “stabilisce che nel caso di chiusura o soppressione di un ufficio all’estero, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si impegni, nei limiti consentiti dalle esigenze di servizio e delle disponibilità di bilancio, a ricollocare entro tre mesi gli impiegati a contratto presso un altro ufficio all’estero, e che l’impiegato riassunto presso un altro ufficio conservi, a tutti gli effetti, la precedente anzianità di servizio ed il precedente regime contrattuale”.
“L’offerta al personale delle sedi in chiusura di un nuovo contratto di lavoro in un’altra sede – ha chiarito Giro – rappresenta quindi una facoltà dell’Amministrazione, limitata temporalmente e condizionata ad una valutazione delle complessive esigenze di servizio in mancanza della quale si procede alla risoluzione del rapporto di impiego”.
Quanto al regime contrattuale da attuare in caso di ricollocamento, Giro ha ricordato che “fino al 2011 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale aveva sempre mantenuto in toto il precedente regime contrattuale” ma che “a tale prassi si è opposta la Ragioneria generale dello Stato che ha ritenuto che tale procedura amministrativa fosse in palese violazione dell’articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, secondo il quale la retribuzione del personale a contratto è determinata in modo uniforme per Paese e per mansioni omogenee. Nello stesso, l’Avvocatura generale dello Stato ha ribadito la specificità di tale personale a contratto, sostenendo che la sua ricollocazione comporta senza dubbio la risoluzione del precedente rapporto contrattuale con stipula di un nuovo rapporto regolato dalla legge locale”.
Quindi, “per quanto attiene ai diritti dei lavoratori” il sottosegretario ha segnalato che “tutti i contratti a legge locale garantiscono il rispetto di una serie di diritti essenziali del lavoratore, come previsti dalla normativa italiana, come ad esempio le ore di servizio, le ferie, la tutela della maternità, gli assegni per il nucleo familiare, con l’ulteriore clausola di garanzia che prevede l’inserimento della norma locale più favorevole al lavoratore in luogo di quanto stabilito dalla legge italiana”.
Concludendo, Giro ha confermato “l’impegno del Governo e in particolare del Ministero degli esteri di proseguire, sempre in raccordo con il Parlamento, la riorganizzazione della rete diplomatica, consolare e culturale, tesa a salvaguardare la futura funzionalità e con un’attenzione particolare alla più efficace utilizzazione delle risorse umane a disposizione dell’amministrazione”.
Nel suo intervento di replica, Di Biagio si è detto “parzialmente soddisfatto dalla risposta”, perché “il problema posto nell’interrogazione è parzialmente superato per quanto riguarda il rischio di licenziamento, ma non per quanto riguarda i contratti di lavoro che possono essere offerti presso altre sedi diplomatiche”.
“Per i dipendenti a contratto delle sedi diplomatiche in via di chiusura, – ha riferito Di Biagio – l’amministrazione sta infatti prevedendo una revisione contrattuale secondo la normativa del Paese di destinazione. Tale revisione comporta spesso il mancato riconoscimento dell’anzianità maturata, con conseguente riduzione della retribuzione. In tal modo viene negata la storia professionale dei lavoratori coinvolti, che si vedono privati di diritti e prerogative acquisiti in base alla precedente contrattazione”.
Concludendo, Di Biagio ha auspicato che la Farnesina “possa venire incontro alle legittime aspettative dei dipendenti a contratto coinvolti nel processo di riorganizzazione della rete diplomatico-consolare”. (aise)

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