COMITES SVIZZERA: LA CHIUSURA DELLE AGENZIA CONSOLARI DI SION NEUCHÂTEL E WETTINGEN SEGNALE DI APPROSSIMAZIONE DEL MAE

BERNA\ aise\ – Il “riorientamento” della rete diplomatico-consolare con l’annunciata chiusura di numerose sedi consolari – ed in particolare delle Agenzia Consolari di Sion, Neuchâtel e Wettingen – è stata al centro della riunione che il Comitato dei presidenti Comites in Svizzera ha tenuto il 31 agosto scorso, alla presenza della rappresentanza diplomatica dell’Ambasciata italiana, del senatore Claudio Micheloni, dell’onorevole Gianni Farina e degli eletti nel Cgie residenti in Svizzera.

Come ricordano Giuliano Racioppi, coordinatore Comites in Svizzera, Grazia Tredanari, presidente del Comites di Vaud-Friburgo, Paolo Da Costa di Zurigo ed il consigliere del Cgie Michele Schiavone in una nota congiunta diramata al termine dell’incontro, tale “riorientamento” è stato annunciato dal viceministro Marta Dassù in occasione dell’audizione al Comitato per le questioni degli Italiani all’estero dell’8 agosto scorso ed è stato “concepito” dal Ministero degli Esteri per ottemperare alla legge di “riduzione della spesa, invarianza dei servizi”.

Di fatto, però, sottolinea nella nota congiunta, “nell’ultimo lustro ad oggi nella rete diplomatica-consolare italiana sono state soppresse 27 sedi consolari e ben oltre 1.000 unità funzionali complessive pur mantenendo 319 sedi all’estero fra: ambasciate, rappresentanze permanenti, uffici consolari e istituti di cultura che, naturalmente, non rivestono tutti le stesse funzioni”.

Secondo Racioppi, Tredanari, Da Costa e Schiavone, “la decisione assunta dal MAE nello scorso luglio, ancora una volta, è avvenuta in maniera unilaterale ignorando gli obblighi e i riferimenti legislativi italiani, mancando di comunicare e di consultare gli organismi istituzionali quali: i Comitati parlamentari per gli italiani all’estero, il Cgie e i Comites direttamente coinvolti da tali provvedimenti”.

“Certo”, prosegue la nota, “la nefasta chiusura delle tre agenzie consolari svizzere -Neuchâtel, Sion e Wettingen – era già stata annunciata nel 2011, ma vederla concretizzare in un momento di forte ripresa dell’emigrazione italiana e senza nessuna reale riflessione sul mantenimento dei servizi, dà un’idea dell’approssimazione con cui la Farnesina da tempo si sta muovendo per riorganizzare la propria presenza nel mondo”.

“È indubbia la preoccupazione di tutte le rappresentanze degli italiani all’estero e, nello specifico, dei Comites e del Cgie per la difficile situazione economica e politica dell’Italia ed all’origine di alcuni provvedimenti legislativi per il contenimento della spesa pubblica” ed in quest’ottica, “anche se viene condivisa la necessità di un riassetto della rete diplomatica”, il Comitato dei Presidenti Comites in Svizzera ribadisce “l’esigenza che sia ancor più necessario un piano ragionato di semplificazione amministrativa, di maggiore efficienza dei servizi, di collocazione in strutture centrate territorialmente ed idonee all’esercizio delle funzioni che devono svolgere, con personale proporzionale al numero di concittadini o ai servizi da svolgere, dovrebbe attuarsi, in altre parole, una ristrutturazione autentica, che garantisca all’Italia oltre alla promozione del “Sistema Italia” nel mondo, anche un’offerta adeguata di servizi ai cittadini italiani e agli stranieri”.

“A fronte di questa evidente necessità di ricercare scelte e indirizzi condivisi”, il Comitato dei presidenti Comites in Svizzera respinge “i ripetuti argomenti utilizzati come un mantra dal MAE, per relegare i diritti degli italiani all’estero ad una fase archiviata della storia, mentre nei loro riguardi continuano ad essere presi provvedimenti discriminatori in materia fiscale (IMU), formativa (riduzione drastica dei contributi ai corsi di lingua e cultura italiana) e legislativa (il mancato rinnovo dei Comites e del Cgie). Un Paese che si vuole civile e moderno non può applicare in maniera discrezionale il proprio ordinamento giuridico-legislativo”.

Senza considerare che “la Svizzera, non facendo parte della UE, essendo il 4° partner commerciale dell’Italia ed essendo contigua territorialmente al nostro Paese, proprio per i nuovi scenari internazionali ha esigenze specifiche che giustificano la garanzia di servizi efficienti e semplici”. Per i presidente dei Comites in Svizzera, allora, “il disegno di sopprimere le tre agenzie non tiene conto degli aspetti territoriali e morfologici della complessità svizzera e non ripensa la struttura stessa della rete. Sedi o localizzazioni più centrate o situazioni quali quelle ad esempio dei cittadini e delle ditte elvetiche residenti nel cantone Friburgo, distanti pochi chilometri da Berna, che per l’erogazione dei servizi consolari sono costretti ad andare fino a Ginevra, vale a dire a qualche centinaio di chilometri. D’altronde ancora meno si tiene conto delle differenze linguistiche: la francofona Neuchâtel deve interloquire con la germanofona Berna”.

“Inoltre”, insiste la nota, “la decisione annunciata dal viceministro Marta Dassù conferma ancora una volta che nessuna riflessione è stata fatta sullo scompaginarsi delle competenze degli uffici scuola e/o degli enti gestori, che si ritroverebbero a confrontarsi con le istituzioni federali di due cantoni e di due circoscrizioni consolari. Si chiede per questi ultimi, che prima di assumere provvedimenti definitivi, essi possano continuare le loro attività relazionandosi con la stessa struttura; uffici scuola, enti, personale, alunni”.

Il Comitato dei presidenti Comites in Svizzera si dice “convinto che il contenimento dei costi potrebbe avvenire certamente con maggiore efficacia, rafforzando i servizi, modernizzandoli, razionalizzandoli, semplificandoli e informatizzandoli. Nello specifico”, spiegano, “ciò si potrebbe raggiugere anche con una riduzione numerica della classe diplomatica di ruolo, assegnandola nei paesi in via di sviluppo e in quelle realtà ritenute in posizione strategica per l’Italia per conquistare nuovi mercati economici; assumendo, di converso, personale italiano in loco per il disbrigo di funzioni in cui sono richieste conoscenze territoriali e linguistiche locali, tutt’oggi alla portata di eccellenti figure professionali cresciute all’estero”.

Per tutte queste ragioni, il Comitato dei presidenti Comites in Svizzera invita il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, a “sospendere la decisione presa alla luce di quanto esposto per avviare un riorientamento che porti davvero ad una “riduzione della spesa stante un’invarianza dei servizi””. (aise)

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