ROMA\ aise\ – “Non abbiamo ricevuto nessuna risposta alla nostra richiesta inviata il 29 gennaio 2014 direttamente al suo predecessore, ministro Emma Bonino, alla Vice Ministro Marta Dassù e all’Ambasciatore d’Italia in Berna, Cosimo Risi, sulle ragioni precise che hanno spinto il Ministero degli Esteri a individuare la chiusura di alcune sedi consolari (tra le quali quella di San Gallo) mentre altre, in precedenza destinate alla chiusura, sono state successivamente ripristinate.
Nessun rappresentante della diplomazia italiana è mai venuto a San Gallo – o ci ha scritto – per spiegarci le ragioni per le quali si è addivenuti a tale decisione”. Inizia così la lettera che Teo Palmisano, portavoce del Comitato di Lotta contro la Chiusura del Consolato d’Italia in San Gallo, indirizza al ministro degli Esteri Federica Mogherini e per informazione al segretario generale CGIE, al Comitato di Presidenza CGIE, al sen. Claudio Micheloni (Presidente Comitato Questioni Italiani all’Estero del Senato).
“Vorremmo ricordarle – prosegue la lettera – che dal 29 al 31 gennaio scorsi abbiamo pacificamente occupato la sede consolare di San Gallo per protestare contro la chiusura del Consolato e che, volontariamente, abbiamo deciso di soprassedere alla simbolica occupazione, ma che sono in cantiere diverse altre iniziative per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale su un metodo amministrativo non condiviso. Stampa locale, TV e radio nazionali e locali svizzere, hanno dato risalto alla nostra protesta senza che dal Ministero degli Esteri e dall’Ambasciata di Berna, sia mai arrivato un cenno di risposta alle nostre proteste. Persino il Governo Cantonale di San Gallo è intervenuto con una presa di posizione ufficiale, finora senza risposta. Anzi, l’Ambasciatore Risi, in sue recenti esternazioni – peraltro fatte in territorio esterno al Cantone San Gallo – ha dato per scontata la chiusura del Consolato, promettendo (quasi garantendo), la sola sopravvivenza di uno sportello consolare settimanale a Coira. Tutto questo logora le aspettative di quei molti cittadini italiani che hanno dato vita alla spontanea protesta contro le decisioni del Ministero degli Esteri”.
Ricordando il “comunicato rilasciato alla stampa e spedito anche al Mae subito dopo la conclusione della pacifica occupazione della sede consolare di San Gallo”, il Comitato confida “in una presa di posizione” del ministro Mogherini “che tenga in debito conto il fatto che il Consolato di San Gallo serve un’utenza di quasi 60mila cittadini italiani e che territorialmente ha la circoscrizione più vasta della Confederazione Elvetica. Un’aggregazione di tale utenza al Consolato di Zurigo, già oberato di lavoro, creerebbe notevoli, vistosi, disservizi ai cittadini italiani di mezza Svizzera”.
“Contiamo sul Suo senso di responsabilità e di valutazione oggettiva della questione “chiusura del consolato di San Gallo” – conclude la nota – che, se effettuata, non porterebbe alcun risparmio al bilancio dello Stato ma solo difficoltà notevoli ai cittadini italiani della nostra vastissima regione”. (aise)