ROMA\ aise\ – “Del provvedimento di chiusura di 12 sedi consolari nel mondo non condividiamo né il metodo né il merito”. È questa la severa valutazione che l’on. Fabio Porta, deputato del PD eletto in Sud America e presidente del Comitato della Camera, ha espresso al vice ministro agli Affari Esteri, Marta Dassù, nel corso dell’audizione che si è tenuta ieri davanti alle Commissioni Esteri riunite di Senato e Camera.
“Non è stato corretto il metodo seguito perché non si sono coinvolti il Parlamento, le Commissioni Esteri e i Comitati per gli italiani nel mondo di Camera e Senato, né si è chiesto il parere del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, prescritto dalla legge istitutiva”, ha spiegato Porta, secondo il quale “nel merito la decisione sembra orientata più ad un mantenimento dello status quo, che ripropone una struttura diplomatico-consolare sorretta da una logica burocratica, che ad una vera strategia di rafforzamento e penetrazione”.
“Non si affronta seriamente, infatti, il problema del patrimonio immobiliare all’estero”, ha osservato il deputato del PD; “si parla sempre di costi e mai delle percezioni consolari che, almeno in parte significativa, andrebbero destinate al potenziamento della rete e dei suoi servizi; non si tiene conto della presenza della “nuova emigrazione” italiana all’estero”.
“Soprattutto non si procede con decisione al riequilibrio del rapporto tra personale di ruolo inviato da Roma a costi elevati e impiego di personale locale, che ha un livello retributivo più basso e conosce meglio il contesto nel quale si opera”, ha aggiunto Porta, ricordando che “tale rapporto per l’Italia è fortemente squilibrato rispetto a quello dei nostri più attivi partner europei”.
“È tempo di passare da una “spending review” di puro contenimento e talvolta di tipo punitivo ad una “incoming review”, ossia ad un’analisi attenta di come e dove poter ottenere dei risparmi, selezionando spese improduttive ed inutili o addirittura introiti rendendo più efficaci i servizi della rete consolare”, ha succerito Fabio Porta. “Una “incoming review” che ribalterebbe la paradossale equazione secondo la quale alla presenza di una grande collettività italiana corrisponderebbe un proporzionale “problema” consolare da affrontare”.
“Le mie parole non sono di resistenza al cambiamento, pur necessario”, ha tenuto a precisare il parlamentare eletto all’estero. “Si tratta piuttosto di non mettere in alternativa il riorientamento della rete consolare verso aree di interesse strategico con l’abbandono ed il sacrificio delle nostre comunità. Queste comunità, voglio sottolineare, sono di fatto il maggiore fattore di internazionalizzazione di cui l’Italia possa godere in questo particolare momento”.
“La rete-diplomatico consolare così come la estesa presenza della comunità italiana nel mondo costituiscono un fattore di forza del “Sistema Italia” all’estero”, ha rivendicato Porta, “un potenziale sul quale investire. Non facciamo come quel contadino che non avendo la possibilità di comprare un paio di scarpe nuove preferì tagliarsi i piedi”, ha aggiunto. “Facciamo della spending review una vera e propria revisione della spesa pubblica, in maniera moderna e intelligente”, ha concluso, “e non con il bilancino di qualche zelante ma non sempre lungimirante funzionario ministeriale”. (aise)