Se non si trattasse di una cosa veramente seria come la partecipazione alla gestione delle rappresentanze sindacali RSU di centinaia di lavoratori sparsi in tutto il mondo e della loro tutela sul posto di lavoro, ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate nel leggere le dichiarazioni del 29 febbraio 2012 di Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL.
Non c’è da crederci, ma la Signora Camusso tenta di spiegare che è sindacalmente giusto negare ai lavoratori il diritto alla partecipazione sindacale!
Al cimitero del Verano si sentono già preoccupanti rumori: è la buonanima di Luciano Lama che si rivolta nella tomba. Povera CGIL, come è finita male!
Mentre, infatti, il Ministero degli Affari Esteri accompagna passo, passo i due Marò in India nella loro vicenda giudiziaria – con tanto di espressioni di fiducia e di rispetto nei confronti della giustizia indiana, ma anche con tanto di occhi spalancati e guardinghi – centinaia di lavoratori sono affidati affettuosamente dalla stessa Farnesina, e ora anche con il beneplacito della Signora Susanna Camusso, alle braccia dei sindacati e dei tribunali del lavoro della Moldavia, del Kazakistan, dello Yemen, della Libia, dell’Iran e della Cina Popolare (e di tanti altri posti ancora), dove ci piacerebbe tanto vedere lavorare ed attivarsi sindacalmente – almeno per un giorno – la Signora Susanna Camusso con un contratto regolato dalla legge locale!
Il Segretario Generale della CGIL confida nella difesa sindacale in loco, eppure dovrebbe essere noto a tutti che in moltissimi Paesi non esistono rappresentanze sindacali e, qualora esistenti, non possono esercitare le loro prerogative presso le sedi diplomatico-consolari italiane per ovvi motivi di extraterritorialità .
Inoltre, deve essere lecito chiedere alla Signora Camusso come intenderebbe gestire la conflittualità derivante dalle differenti disposizioni che regolano l’esercizio dei diritti sindacali sul posto di lavoro e le relative forme di lotta come, ad esempio, lo sciopero.
Dovrebbe infatti essere noto anche alla CGIL che alcuni Paesi non prevedono termini di preavviso per l’astensione dal lavoro, oppure prevedono addirittura l’occupazione della sede! Quali conseguenze comporterebbe a livello disciplinare una partecipazione dei nostri lavoratori a forme di lotta indette dai sindacati locali in applicazione di modalità a loro consuete?
Signora Camusso, siamo certi che si tratti di un abbaglio e che non Le verrà mai più in mente di sostenere strategie e principi discriminanti sui posti di lavoro.
Il tempo degli autobus per i bianchi e degli autobus per i neri sono passati una volta per tutte anche nei consolati e nelle ambasciate!
Perché, caso mai non ve ne foste accorti, di questo si tratta: di Apartheid, dell’istituzionalizzazione della separazione, della negazione della pari dignità sul posto di lavoro. Nient’altro che di questo.
Roma, 07.03.2012
CONFSAL UNSA Coordinamento Esteri