BEDFORD\ aise\ – “Approvato l’ordine del giorno presentato “a margine” della fiducia votata il 7 agosto 2012 al Decreto sulla Revisione della spesa pubblica (spending review): il Governo italiano si è impegnato ad introdurre una moratoria quadriennale, prima di prevedere ulteriori chiusure di uffici consolari o di sedi diplomatiche e quindi di escludere razionalizzazioni imponderate e penalizzanti. A Bedford, l’impegno è già stato tradito”.
A scrivere è Luigi Reale, presidente del Circolo Di Pietro a Bedford, avuta la conferma che lo sportello consolare della città chiuderà prima del previsto, e cioè il prossimo 14 settembre. Una decisione cui la comunità non vuole rassegnarsi, tanto da organizzare una manifestazione di protesta il 9 settembre.
Quello di Bedford, ricorda Reale, “è un ufficio che produce più di quanto costa. E non mi stancherò mai di sottolinearlo. Ora sarà smantellato, creando una situazione imponderata e penalizzante nell’ex area consolare di Bedford. Tutto ciò, senza che il nuovo ufficio consolare a Londra, costato milioni di euro, sia stato aperto. Ciò – prevede – causerà un dramma nel dramma perché, al momento, non si sa neanche dove l’archivio del vecchio vice-consolato di Bedford sarà momentaneamente spostato e questo qualche mese prima delle prossime elezioni politiche. Archivio – ricorda Reale – che conserva migliaia di pratiche e documenti di oltre ventimila famiglie, frutto dell’operato di più di cinquant’anni dell’ufficio medesimo. I cittadini saranno lasciati completamente allo sbando. Ci auguriamo che siano state prese delle dovute precauzioni in tal senso”.
Molto critico, Reale, nei confronti degli organismi di rappresentanza e non solo: “non una parola di sostegno – scrive – dai membri del GCIE, peraltro praticamente esautorati dopo l’ennesimo rinvio delle elezioni, spostate questa volta al 2014, forse; le ultime sono avvenute nel 2004. Non un’azione decisa ed incisiva da parte degli eletti all’estero, peraltro preoccupati principalmente della loro futura rielezione. Non un articolo sulla “grande” stampa nazionale italiana, peraltro preoccupata di tutto meno che degli italiani all’estero. Ma tanta solidarietà da parte di comuni cittadini, associazioni, web, stampa specializzata sugli italiani all’estero, stampa locale e nazionale inglese e politici inglesi, incredibilmente molto più attenti di quelli italiani, verso gli italiani qui residenti”.
“Sinceramente – commenta – è un quadro un po’ triste, che mette in evidenza come in questo periodo, tra gli italiani all’estero e la politica italiana, il meccanismo del dialogo e della rappresentanza democratica si sia in qualche modo bloccato. Ma questo scenario, onestamente un po’ lugubre, non ci demotiva affatto, anzi – assicura – ci spinge a fare di più e con più vitalità e la nostra voce sarà ascoltata”.
“Per la prima volta, infatti, – annuncia Reale – nella storia dell’emigrazione italiana in Gran Bretagna ci sarà una grande manifestazione di protesta della Comunita’ italiana, che vive a Bedford e nelle altre città dell’Est Anglia. La protesta si svolgerà lungo le strade di Bedford,domenica 9 settembre, tutti uniti contro questo attacco apportato contro la vasta comunità residente nell’area, che ospita la più grande concentrazione d’italiani, rispetto la popolazione residente, in Gran Bretagna”.
La manifestazione ha avuto il sostegno dei laburisti della città attraverso Sue Oliver, leader del partito e consigliere comunale che ha inviato una nota agli organizzatori: “il Gruppo laburista di Bedford – vi si legge – starà al fianco della comunità italiana di questa città in opposizione a questa chiusura non necessaria e poco oculata. I nostri consiglieri rappresentano migliaia di persone, che saranno profondamente colpite da questa decisione e, come tale, chiediamo al Governo italiano di rinviare la sua decisione, permettendo così che altre opzioni siano considerate”.
Ad oggi, conferma Reale, “sono sei i consiglieri comunali che hanno aderito alla manifestazione, con un certo imbarazzo per il Ministero degli affari esteri e il Consolato italiano a Londra, cosa che avremo volute certamente evitare”. (aise)